Musica

Per aspera ad astra: Mia Martini

Per aspera ad astra: Mia Martini

"Ah comme se fa' a da' turmiento all'anema ca vo' vula' si tu nun scinne a ffonne nun o puo' sape'"

"Quando mi dicono che la canzone "Cu'mme" è passata alla storia per me è un complimento. L'ho scritta come se fosse un quadro in cui Murolo rappresentava il mare e Mimì la tempesta. Quando la sentii cantare mi dissi...che cosa sta succedendo? Perché canta così? E' la più bella voce mai sentita.
Lei sembrava incazzata con tutti, in realtà era una persona buonissima. Lei era schizzata, ma bella. Era una persona molto intelligente, sensibile e imprevedibile, un' interprete ideale di ogni autore, molto attenta e critica nei confronti dei testi e con una grande cultura , nascondeva una grande sensibilità perché non si può cantare in quel modo, solo le persone che hanno sofferto possono farlo. Mimì vomitava note ed emozioni: questo è cantare. " Enzo Gragnaniello

I primi anni '90 segnano l'ultimo periodo sulle scene di un mito della musica italiana: il 14 maggio del 1995 verrà trovata senza vita nel suo appartamento Mia Martini, una delle più grandi artiste che l'Italia abbia mai avuto l'onore di conoscere.

Canta da sempre Domenica (il suo vero nome), vince il primo festival nel 1964 e raggiunge il grande successo negli anni '70, quando Alberigo Crocetta, fondatore del Piper, le suggerisce di ribattezzarsi Mia Martini. Sono gli anni di "Minuetto", "Piccolo uomo", delle collaborazioni con Charles Aznavour (nel recital all'Olympia di Parigi) e Ivano Fossati, al quale sarà legata anche sentimentalmente (una storia tormentata, piena di gelosie e rancori) per diversi anni.

Negli anni '80 inizia a diventare insistente la calunnia, l'accusa di portare sfortuna, a dimostrazione di quanto l'invidia possa spingere gli uomini a distruggere le cose più belle e pure. Mia Martini si ritira dalle scene, vi ritornerà nel 1989 con "Almeno tu nell'universo", rimasta inedita dal 1972.

Nel 1992, in occasione degli ottant'anni del cantautore napoletano Roberto Murolo, viene pubblicato l'album "Ottantavoglia di cantare", nel quale troviamo "Cu'mme", il celebre brano scritto da Enzo Gragnaniello ed interpretato da Murolo con Mia Martini, che ebbe anche il merito di riportare il dialetto napoletano in classifica. E' lo stesso anno del Festival di Sanremo de "Gli uomini non cambiano", in cui la Martini otterrà il secondo posto.

L'anno successivo si ripresenterà alla kermesse in duetto con la sorella Loredana Bertè, con "Stiamo come stiamo", che magari non sarà un pezzo meraviglioso, ma vederle cantare insieme oggi, consapevoli di quello che sarebbe accaduto da lì a due anni e di quanto questo avrebbe inciso sulla psiche della sorella sopravvissuta, fa un certo effetto.

Ci sono tante canzoni legate a Mia Martini che meriterebbero pagine e pagine: la sua voce e soprattutto la sua straordinaria capacità interpretativa, erano in grado di impreziosire qualsiasi brano, rendendolo unico e toccando le corde più profonde di ogni anima.

Perché ho scelto proprio "Cu'mme"? Perché non mi stanco mai di ascoltarla, perché mi fa piangere, perché quando la voce di Mimì irrompe con il ritornello, sovrapponendosi al timbro stanco e dolce di Murolo, quasi con rabbia, ma una rabbia rassegnata, e ci ricorda che solo chi tocca il fondo può comprendere la vera sofferenza, la forza emotiva che raggiunge è sconvolgente. E si può solo scegliere di reagire o abbandonarsi al dolore, come si fa con le onde del mare.

Lo stesso dolore che troviamo nella bambina de "Gli uomini non cambiano", che cerca di conquistare l'amore del padre, in una lotta continua che, come nel caso della stessa Mia Martini, può durare tutta la vita, fino a logorare un'anima già provata dagli inutili pregiudizi e la sterile cattiveria altrui ("Ma ho scoperto con il tempo e diventando un po' più dura che se l'uomo in gruppo è più cattivo quando è solo ha più paura").

Avere un approccio didascalico e scientifico alla vita e alla carriera di Mimì è molto difficile, ci sarebbe tanto da dire, e per me è praticamente impossibile, perché quella voce e quei brani mi gettano in una situazione di totale perdita del controllo e della razionalità. Ascoltatela il più possibile, questo è il mio unico consiglio: si impara tanto, sia che siate artisti che cercano di capire cosa voglia dire riempire di sé una canzone, sia che siate solo pubblico, che rincorre l'emozione della musica, oggi così difficile da trovare.

"Quando una donna chiede ad un uomo di non lasciarla, di non andare via, diventa automaticamente una donna sola." Mia Martini

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