Storia

Fine Del Monopolio Televisivo 1982 - 1990

Fine Del Monopolio Televisivo 1982 - 1990

Provare a dimenticare, dunque.

Dicevamo che l'Italia provava a dimenticare le storie fatte di bombe, di piombo e di terrore.

Ci provava aggrappandosi alla speranza di salvare un bambino dalla morte.

Non ci riusciva, come abbiamo visto.

Scopriva la forza dirompente della Televisione, però.

Insieme all'Italia scopriva la forza della Televisione anche Silvio Berlusconi. Imprenditore milanese, impegnato con successo nel campo dell'edilizia, che negli anni Settanta aveva visto sorgere per "sua mano" Milano 2.

La televisione italiana aveva vissuto in un idilliaco Monopoli Rai fino a quando il Cavaliere del Lavoro non decise di provare la scalata con le reti private.

La televisione italiana aveva tre caratteristiche fondamentali :

1 Era nettamente separata dal circuito economico e quindi l'uso della pubblicità come risorsa era tanto minoritario quanto controllato

2 Aveva una decisa matrice educativa ancora lontana dalle logiche dell'audience

3 Era connotata da un atteggiamento di tipo protezionistico il quale assicurava agli utenti che lo Stato non avesse a disposizione altri soggetti oltre al broadcasting

Questo ordine era destinato ad essere sovvertito dall'ascesa al potere delle reti private.

A mutare per primi furono i gusti del pubblico che iniziò a dimenticare l'inizio della storia della Tv, quando accendere l'apparecchio televisivo voleva dire accendere la collettività, la coscienza del progresso del proprio paese.

L'ideologia dell'impresa, anche, in quegli anni segnò l'inizio della nuova seduzione dell'epoca moderna.

In questo quadro di cambiamenti economici, culturali e sociologici a meraviglia si inserisce la figura dell'imprenditore milanese, del "self-made man".

Chi di voi non ha sentito dire "E' un uomo che si è fatto da solo", nelle celebrative giustificazioni del successo di Silvio Berlusconi?

Ecco che il cavaliere, imprenditore edile, icona del nuovo successo economico, apre il sipario.

Offre la sua ricchezza, la sua vita, il suo lavoro all'invidia dell'Italia che vuole risorgere. Che vuole essere l'America.

La società alza il livello del consumo.

L'industria pubblicitaria capisce che la circolazione delle merci passa per il circuito dell'immagine e dell'informazione.

Berlsuconi tra il 1980 al 1984 sferra una serie di colpi mortali alla tv di stato soprattutto grazie all'intuizione legata alla pubblicità.

Nel 1982 la Televisione di Stato, con le due reti nazionali e la neonata Raitre, si vede contrapposta al potere privato formato da:

Canale 5 di Silvo Berlusconi

Italia 1 di Rusconi

Rete 4 di Mondadori

Nel 1979 Berlusconi aveva fondato Publitalia ( concessionaria pubblicitaria) e CONFIT ( Finanziaria televisiva per gli investimenti nel settore) mettendo blindando gli introiti pubblicitari del suo futuro impero televisivo.

I due diretti concorrenti del cavaliere sul fronte della "guerra" alla Rai erano troppo deboli dal punto di vista imprenditoriale, manageriale e soprattutto erano troppo ricchi dal punto di vista culturale.

Troppa attenzione ai contenuti, al carattere pedagogico della Tv.

Questo aspetto era stato dalla Rai, aveva dato i suoi frutti.

Ora questo ordine andava sovvertito.

Ora la Tv non doveva informare, non doveva formare.

Ora la Tv doveva produrre pubblico rilevabile per le concessionarie pubblicitarie.

Ora la tv doveva dettare mode e costumi da cui lo spettatore potesse sentirsi attratto

Ed è proprio dettando questi ritmi al paese ed al pubblico che Berlusconi vinse la sua guerra.

Rusconi e Mondadori cadono sotto i colpi messi a segno dalla squadra del Cavaliere che ora si chiama Fininvest.

Tra l'estate del 1982 ed il 1983 Rusconi e Mondadori vendono Italia 1 e Rete 4 alla Fininvest consegnando al secondo uomo più ricco d'Italia il secondo polo televisivo del nostro sistema radiotelevisivo.

L'ascesa di Silvio Berlusconi sembra interminabile, seppur tra mille difficoltà anticostituzionali, l'uomo della Brianza riesce ad affermare la sua immagine, il suo nome, il suo impero.

Il suo impero che tutt'oggi guida l'Italia.

Tra le corrispondenze private dell'allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi verranno rinvenute queste parole :

« Caro Bettino grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio.»

I Ringraziamenti di cui sopra fanno riferimento ad i noti "Decreti Berlsuconi" varati dal Governo Craxi tra il 1984 ed il 1985.

Questi decreti tennero in vita l'impero televisivo di Silvio Berlsuconi fino al 1990, quando la Legge Mammì ne sancì l'attuale Stato di diritto.

Il dubbio insinuato a più riprese dalla corte costituzionale risiedeva in una presunta contraddizione in termini rappresentata dallo strapotere che un privato andava a contrapporre al pluralismo informativo fino a quel momento vigente;

Silvio Berlusconi alla fne del 1989 era proprietario della Standa, del A.C. Milan, della Mondadori, della Penta film e del quotidiano "Il Giornale" poi ceduto al fratello Paolo.

Questo poteva lasciar pensare ad uno strapotere economico, culturale ed informativo del Cavaliere, cosa che alimentava i dubbi dei garanti della nostra costituzione.

La Leggè Mammì, in ogni caso, entrò in vigore il 06 Agosto 1990 con l'appellativo di "Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato".

La Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato consisteva nell'istituire un'autorità antitrust, nello stabilire che le concessioni a un singolo soggetto non potevano superare il 25 per cento del numero di reti nazionali previste dal piano di assegnazione e comunque il numero di tre.

La Corte Costituzionale ravvisò l'incostituzionalità di questo comma della legge sostenendo che permettere ad un privato di possedere tre reti televisive avrebbe voluto dire lasciare che questo violasse il principio pluralistico affermato nell'articolo 21 della Costituzione Italiana.

La legge obbligava, infine, ogni canale televisivo ad avere un proprio direttore di rete ed un telegiornale con relativo direttore responsabile.

Inoltre vietava le pubblicità durante i cartoni animati e fissava i limiti massimi di interruzioni pubblicitarie durante i film.

Sostanzialmente gli equilibri assicurati dai "Decreti Berlusconi" furono fotografati.

Forse anche per questo la legge Mammì ( che viene così chiamata in onore del suo firmatario) venne in seguito soprannominata "Legge Polaroid".

Ad oggi possediamo una tv che detta mode, che forgia personalità, che spia e che viòla.

Che sostiene i propri beniamini, che prende posizione.

Che non educa, Che non stimola. Che non informa. Che devia.

Nel 1990 Vittorio Feltri, oggi direttore editoriale di Libero ed ex direttore de "Il Giornale", commentò così la questione politica e legislativa legata agli anni di affermazione dell'impero di Silvio Berlusconi :

"Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna."

I vostri commenti

Marco Zuccari
In sintesi Il Cavaliere è un genio, i partiti di cui si è servito sono stati opportunisti nei loro interessi e anticostituzionali nel legiferare. Chi al posto dello psiconano avrebbe detto "no grazie" ????

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