Storia

Il Maxi Processo di Palermo - 1986/87

Il Maxi Processo di Palermo - 1986/87

La grande opera portata avanti dai Giudici Falcone e Borsellino era da rintracciare nell'analisi dei crimini che si verificavano in terra siciliana.

Se prima ogni crimine di riciclaggio, omicidio, corruzione, sequestro, estorsione era visto come un delinquere fine a sé stesso, ora i giudici Falcone e Borsellino, coadiuvati dal pool voluto da Caponnetto di cui parlavamo ieri, avevano trovato il collante tra tutti le azioni criminose commesse in terra di Sicilia, e da questa connesse al resto dell'Europa e del mondo.

Il reato di mafia prima non esisteva. La mafia, si diceva non esistesse.

I giudici Falcone e Borsellino iniziano la lotta alla mafia semplicemente riconoscendo l'esistenza di essa.

Prima di loro l'omertà e la leggerezza sull'argomento avevano permesso che Cosa Nostra potesse espandersi in ogni campo dall'edilizia alla politica, dal traffico di stupefacenti al riciclaggio di denaro.

Sulla scia di faziose e sterili polemiche venne attaccato il metodo di Giovanni Falcone e l'avvio di quello che poi verrà chiamato "pentitismo", al quale darà il via, come abbiamo visto, la collaborazione con Tommaso Buscetta.

Grazie agli strumenti forniti da Buscetta il pool antimafia potè mettere insieme gli strumenti per avviare il più grande processo alla mafia che la storia ricordi.

Furono i reati commessi dai corleonesi in quegli anni a dare la spinta ai Giudici del pool, a fare in modo che anche l'opinione pubblica pendesse dalla loro parte.

Prima dell'inizio del Maxi Processo di Palermo Falcone e Borsellino videro la fine di Pio La Torre, politico comunista che aveva proposto per primo l'introduzione dei reati di mafia, e di Carlo Alberto Dalla Chiesa, capo dell'antiterrorismo mandato a Palermo per intervenire e vigilare su Cosa Nostra. Entrambi assassinati da Cosa Nostra.

Il 10 Febbraio 1986 ebbe inizio il Maxi Processo di Palermo. 474 imputati. Un aula bunker realizzata appositamente per il processo fu teatro dello spettacolo di giustizia.

Il 16 Dicembre 1987 venne letta la sentenza: 360 condannati. 2665 anni di condanne al carcere esclusi gli ergastoli.

All'ergastolo furono condannati, tra gli altri, Totò Riina e Bernando Provenzano.

Tra i reati già noti alla nostra magistratura, per la prima volta, il Maxi Processo vedeva accusato qualcuno per "associazione mafiosa".

I giudici Falcone e Borsellino oggi sono ricordati come degli eroi nazionali, al tempo nessuno risparmiò loro scherno e polemiche.

Il Maxi Processo fu additato come uno spettacolo opprimente nei confronti delle vittime.

La Chiesa Cattolica, attraverso le dichiarazioni di un suo arcivescovo, fece sapere che l'aborto faceva più vittime della mafia e che non era uno spettacolo decoroso quello che ci raccontava del Maxi Processo di Palermo.

Certo era stato decoroso assistere alla morte di un bambino in diretta a rete unificate.

Certo, era stato decoroso assistere alla guerra del Golfo.

Certo, era stato decoroso conoscere le malformazioni che avevano colpito i bambini vicini ai disastri nucleari.

Certo, non era decoroso conoscere il volto della mafia.

Non era decoroso sapere la verità, sapere il perché di tanti morti.

Certo, i giudici Falcone e Borsellino erano ancora troppo "vivi" perché si potessero riconoscere loro dei meriti.

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