Musica

Gli amici di Big Luciano

Gli amici di Big Luciano

“Penso che una vita per la musica sia una vita spesa bene ed è a questo che mi sono dedicato.”

Luciano Pavarotti

Uno degli eventi televisivi che catalizzava maggiormente la mia attenzione quando ero assai più giovane, era il Pavarotti & Friends (risparmiatevi le battute su quale tipo di ragazzina potessi essere): non so bene cosa mi attirasse, se il parterre di ospiti internazionali che normalmente mi sarei sognata di vedere ad un concerto, oppure la simpatia (devo ammetterlo, mista ad una piccola dose di fastidio) nell'assistere a quella mescolanza di generi musicali che solo il Grande Maestro si permetteva di creare.

Il 27 maggio del 2003 venne trasmessa l'ultima edizione del Pavarotti & Friends, ovviamente a Modena, dove si erano svolti anche i precedenti nove eventi. La manifestazione musicale nasceva nel 1992 per volere di Luciano Pavarotti e della sua compagna Nicoletta Mantovani, per raccogliere fondi a scopo benefico (per la lotta alle malattie o in favore delle vittime delle guerre): il tenore più famoso del mondo chiamava a raccolta tutti i suoi celebri amici, che si esibivano soli e in duetto con lui.

Ho sempre cercato di immaginare i momenti relativi alla preparazione di questo evento, tipo la telefonata a Bono Vox ("Ehi, Bono!! Ma come va? Si, si tutto bene...senti hai mica fare il 27 maggio? No perché qui si pensava di fare la solita reunion, che dici?), o il surreale dialogo con le Spice Girls. Ed ho sempre provato una punta d'invidia a pensare a come dovesse essere l'atmosfera del backstage...

Quel 27 maggio del 2003 gli ospiti furono: Bono, Eric Clapton, i Deep Purple, i Queen , Ricky Martin, Laura Pausini, Zucchero, Lionel Richie, Liza Minnelli, Andrea Bocelli, Maná; magari non ci sarà stato granché da apprezzare per il pubblico giovanile, ma su di me tutti questi nomi insieme fanno un certo effetto.

Ora, la scelta di far cantare ad una voce classica, e quindi impostata, dei pezzi leggeri, può essere discutibile, può piacere o non piacere, ma sicuramente ci sono stati momenti che meritano di essere ricordati e magari riguardati: il duetto di Pavarotti con James Brown in "It's a man's world" (che voce e che carisma aveva Brown?!), o quello, nel 2003, con ciò che rimaneva dei Queen, in particolare Brian May, in "Too much love will kill you", che May aveva già interpretato da solo nel 1992, ad un anno dalla scomparsa di Freddy Mercury. Da pelle d'oca.

Qualcos'altro che non vi sareste aspettati: Pavarotti e Morcheeba in "That's amore", con una Skye Edwards un po' intimidita, e pure un filo fuori tempo (ma questo era il bello, gli imprevisti!), Pavarotti e Barry White in "My first, my last, my everything" (la domanda sorge spontanea: ma chi scriveva i testi in italiano?), Pavarotti e Simon Le Bon (prima che l'adipe prendesse il sopravvento) in "Ordinary World", che recitava "Per caso o per rabbia ti ripetevi tu, la superbia brucia il cuor"(?!).

E ancora: "Funiculì funiculà" con i Chieftains, che vi ricordo essere un gruppo folk irlandese (avranno capito qualcosa loro, poverini?Meno male che dovevano solo suonare), "Viva forever" con le Spice Girls, alle quali era evidentemente stato ordinato di vestirsi con sobrietà, perché si sono presentate in tailleur, ma con il reggiseno di fuori, "O surdato nnamurato" con, attenzione, i Corrs, che sembrano il coro dell'Antoniano (il napoletano è ovviamente improponibile, infatti la strofa la fanno in inglese). Se dovessi inserirli tutti non finirei mai, ma ognuno ha qualcosa per cui varrebbe la pena di riguardarli.

La cosa più bella di questi concerti era vedere il palese spaesamento negli occhi degli artisti, che lasciava il posto alla totale ammirazione dopo le prime note intonate da Luciano Pavarotti: gli accostamenti erano spesso un po' forzati, ma si aveva la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di unico, e forse anche per loro era così. Peccato non poterne vedere altri in futuro.

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